Il Consiglio dei Ministri, nella riunione del 5 novembre 2025, ha approvato in esame preliminare lo schema di decreto legislativo di attuazione della Direttiva (UE) 2024/825, “Empowering consumers for the green transition”, in cui è confluita la proposta di direttiva europea sui “green claims”. Gli Stati Membri hanno tempo fino al 27 marzo 2026 per recepirla nel diritto nazionale, mentre la piena operatività è prevista per il 27 settembre 2026.
Lo schema del decreto legislativo di attuazione sarà ora sottoposto all’esame delle Commissioni Parlamentari, prima di tornare al Consiglio dei Ministri per l’esame definitivo.
La Direttiva 2024/825 modifica le direttive europee 2005/29 e 2011/83, rispettivamente in materia di pratiche commerciali scorrette e diritti dei consumatori, ponendo a carico delle aziende chiari obblighi di trasparenza, veridicità e verificabilità, a tutela di una scelta informata del consumatore in favore della transizione verde.
In questo contesto si inseriscono le nuove norme volte a contrastare il c.d. “greenwashing” e a fornire corrette informazioni al consumatore in materia di obsolescenza precoce dei prodotti.
Modifiche al Codice del Consumo
Il decreto interverrà modificando il Codice del Consumo (d. lgs. 206/2005) per contrastare l’adozione di strategie di marketing basate su claim ambientali e di sostenibilità non veritieri, non verificabili o volti a nascondere altre pratiche con impatto ambientale negativo.
In particolare, la proposta di decreto amplia il novero delle pratiche commerciali ingannevoli disciplinate dagli artt. 21 e 23 del Codice del consumo, vietando espressamente:
- l’asserzione ambientale relativa a prestazioni future, senza l’assunzione di impegni chiari, oggettivi, pubblicamente disponibili e verificabili (vietati claim i quali “diventeremo carbon neutral entro il 2030”);
- la pubblicizzazione come vantaggi per i consumatori di elementi irrilevanti che non derivano dalle caratteristiche del prodotto o dell’impresa (vietato enfatizzare come vantaggio competitivo la conformità a normative obbligatorie);
- l’adozione di un marchio di sostenibilità non basato su sistemi di certificazione o non stabilito da pubbliche autorità;
- la formulazione di un’asserzione ambientale generica per la quale il professionista che la formula non è in grado di dimostrare l’eccellenza riconosciuta delle prestazioni ambientali pertinenti all’affermazione (no a claim generici tipo “eco-friendly”, “sostenibile”);
- la formulazione di un’asserzione ambientale concernente il prodotto nel suo complesso o l’attività del professionista nel suo complesso quando riguarda soltanto un determinato aspetto del prodotto o uno specifico elemento dell’attività del professionista (vietati claim “prodotto eco-friendly” se solo l’imballaggio lo è o “azienda eco-friendly” se solo un reparto produttivo lo è);
- l’asserzione, sulla base della compensazione delle emissioni di gas a effetto serra, che un prodotto ha un impatto neutro, ridotto o positivo sull’ambiente in termini di emissioni di gas a effetto serra (no ad asserzioni di neutralità carbonica basate su compensazioni).
Cosa significa per le imprese?
Il nuovo quadro normativo richiederà maggiore trasparenza e sostanza nelle comunicazioni green, con potenziali sanzioni per dichiarazioni fuorvianti o non verificabili.
I settori maggiormente esposti
I settori con maggiore rischio di non conformità includono:
- moda e tessile, dove saranno interessate le comunicazioni sulla sostenibilità delle fibre e processi produttivi;
- alimentare, con i relativi claim “biologico”, “km zero”, “carbon footprint”;
- cosmetica, per i claim di naturalità, biodegradabilità, packaging sostenibile;
- grande distribuzione, per il posizionamento green delle private label.
Cosa fare
In attesa dell’emanazione del decreto definitivo, le aziende interessate possono avviare processi interni di audit e predisporre meccanismi di vigilanza e governance della comunicazione, oltre a verificare la compliance dei propri marchi con la normativa che entrerà in vigore.
Il nostro ruolo
In SIB LEX stiamo analizzando approfonditamente lo schema di decreto. Una volta pubblicato il testo definitivo, forniremo un’analisi completa delle novità e degli impatti pratici per le aziende.
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